GREGORY FUSARO
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Laurel & Hardy

18/7/2023

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ESTATE 2023
Cercando fresco in casa ho creato una zona di comfort tramite Sky, divano e pinot nero freddo (che poi è uno dei bianchi che preferisco).
E ho trovato un film che sinceramente inizialmente non mi incuriosiva, però...l'ho visto tutto e con estremo interesse.


​La storia di due comici che a un certo punto si ritrovano quasi dimenticati dal pubblico (e io non lo so e forse mai lo saprò, ma non deve essere una sensazione piacevolissima), e accettano di ricominciare dal basso, in piccoli teatri con poco pubblico.

Aspettando una nuova grande occasione (quella che per molti dura tutta la vita!).

Per poi riconquistare il loro pubblico con caparbietà, estro e risate.
​
"Due menti senza un singolo pensiero"

Ecco, Laurel & Hardy un certo punto sono stati molto più Underground di tanti altri!

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___________ (il lettore scelga il titolo)

5/7/2023

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Capita di fare ordine e pulizia (vero?).  
Magari ascoltando buona musica (nel mio caso specifico una strana compilation di Vasco Brondi). 
Capita di trovare vecchi scritti, tendenzialmente brutti. D’altronde se non li pubblichi, se non li condividi, evidentemente fanno cagare anche a te che li scrivi.  
Ne ho trovano uno particolarmente datato (oltre Venti anni fa, e il ventennio non è mai un bene, si sa!). Probabilmente una delle tante esercitazioni di scrittura. Esercizio per fortuna abbandonato in tempo!   
E ho pensato: perché non condividere questo scarto con l'immenso popolo del web? Quel popolo che sa come valorizzare determinate materie insomma! 
Ecco a voi un testo che non merita nemmeno un titolo! 
 
 
_________________
(
il lettore scelga il titolo) 
 
Ma quanto vorrei dirti cosa penso di te. A te. 
A te, che fai finta di ascoltare ma pensi solo a te.  
A te, che cerchi sostegno. 
Sostegno, che tutti vorremo sempre. 
Sempre, che parola stupida e inutile. 
Inutile, come il tempo che passa. A volte. 
A volte, penso anche di avere una qualche forma di talento. 
Talento, che non serve a nulla in questo call center che mi ha appena assunto. A tempo determinato. 
Determinato. Come me e come quelli che voglio intorno. 
Intorno, in questo cazzo di call center dove tutti corrono appresso ai numeri: “oh mica salvi vite umane, coglione!” 
Coglione. Specchio. 
Specchio, specchio delle mie brache, dove sarò domani? 
Domani, spero di incontrare la donna della mia vita.  
Vita, che paroloni.  
Paroloni, che fa rima con volgari pensieri. 
Pensieri, disperati e alla ricerca di un’idea che possa piacerti. Piacere. 
Piacere, a chi poi? 
Poi, prima o poi partirò. 
Partirò. Con te partirò. Ma con te chi? 
Chi: chi sei tu che mi guardi in autobus? Non sono Rino, io non ti so raccontare. 
Raccontare, fa rima con mare. 
Mare, un giorno imparerò a nuotare. 
Nuotare, come quella volta che stavo per annegare per inseguire un’illusione.  
Illusione, come questi tempi che secondo me dureranno un sacco di tempo.  
Tempo, ho sempre bisogno di tempo. Hai sempre bisogno di tempo. Abbiamo sempre bisogno di tempo. Ma chi ce lo regala? 
Regala, “regalami il tuo sogno” dice una canzone che passa adesso la radio. 
Radio, mi piacerebbe lavorarci, ho una bella voce. Me lo dicono tutte e tutti anche se poi non me la/lo danno.  
Danno, ecco qui si potrebbe scrivere un romanzo. Ma un romanzo è una cosa seria, Mica tutti lo dovrebbero solo pensare.  
Pensare. Di nuovo. 
Nuovo, mi trovo nuovo. Solo per oggi.  
Oggi, è già domani. Ma è uguale a ieri.  
Ieri. Domani parto.  
Parto. No, non sarò mai padre. 
Padre. Nostro. Vostro. Di nessuno. 
Nessuno dovrebbe scrivere facendo elenchi. 
Elenchi. Odio gli elenchi. Quanto mi stanno sul cazzo gli elenchi! 
 
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GRAZIE!

22/2/2023

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Questione di spazi, 
e anche di numeri.
In questo lungo periodo, iniziato in piena pandemia, sono partito per un viaggio particolare.
Dopo aver scoperto la storia di Claudio Galuzzi, 
ho deciso di farla scoprire anche a voi.

In questi mesi (anni) oltre 300 persone hanno visto il documentario dal vivo durante le proiezioni nei vari spazi che ci hanno ospitato.
Parlare con nuove e vecchie generazioni di temi tanto cari è stato non solo importante, ma formativo.

Ora finisce una fase e avevo un solo obiettivo: 
riuscire a stampare copie di DVD e chiavette USB per iniziare a far girare il progetto anche su supporti fisici (in cui continuo a credere). 
E ci sono/siamo riusciti, dato che tutto il raccolto è stato già utilizzato per la stampa!

Grazie a tutte e tutti voi!

Grazie a chi ha partecipato direttamente attraverso questa campagna,
grazie a chi ci ha aiutato e continua ad aiutarci con il passaparola!

Grazie a chi continuerà a sostenere questo progetto per non far dimenticare Claudio.

Sono sicuro che abbiamo piantato dei semi importanti
e questa storia non potrà più essere dimenticata!

Ora il percorso proseguirà dal vivo: 
siamo sempre alla ricerca di spazi per proiettare il documentario per cui se avete idee, contatti...sapete come, dove e quando trovarmi!
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crowdfunding cap. 2 - LA PIANURA DENTRO

22/11/2022

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"Un editore può cambiare il mondo?
Difficilmente: un editore non può nemmeno cambiare editore."


Ogni libro pubblicato con Edizioni Underground? è la tessera di un grande mosaico.
Un mosaico che ho sempre immaginato come la figura che più mi rappresenta.
Immagine ancora mai definita, per cui sempre da rincorrere.
​
Con la riedizione de LA PIANURA DENTRO abbiamo interrotto una serie di produzioni di autori esordienti o affermati nel circuito indipendente, per lavorare su un prodotto edito molti anni prima.
Operazione nuova per noi, rischiosa ma stimolante.
Come diceva qualcuno prima di noi "esistono libri necessari, esistono pubblicazioni necessarie"

La prima edizione di TraccEdizioni (1993) e la nostra (2020) sono legate da un nome, oltre quello di Claudio ovviamente: Sandro Sardella.

​Le due copertine sono le sue.
E in entrambi i casi rappresentano la pianura dentro, con la stessa intensità, la stessa poesia.

Il tutto impreziosito dai contributi di Ermanno Pea (prefazione) e Giovanni Garancini (postfazione).
E con l'inedito "La lingua sul tamburo e il tacco dello stivale (a quattro mani sul ritmo del tempo)" di Claudio Galuzzi ed Ermanno Pea.

Per sceglierlo come ricompensa (da solo oppure insieme al DVD o chiavetta USB) e sostenere il "progetto crowdfunding SE IL CIELO È TRADITO. LA STORIA DI CLAUDIO GALUZZI" su Produzioni Dal Basso, ecco il link:

https://www.produzionidalbasso.com/project/crowdfunding-se-il-cielo-e-tradito-la-storia-di-claudio-galuzzi/​

Questo progetto sarà vincente solo se lo sentirete vostro,
come io lo sento mio!

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crowdfunding cap.1 - IL DIARIO TRADITO

11/11/2022

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Da oggi proverò, in maniera romantica ma incostante, a parlarvi delle varie ricompense che riceveranno coloro che parteciperanno alla campagna di crowdfunding SE IL CIELO È TRADITO. LA STORIA DI CLAUDIO GALUZZI sulla piattaforma Produzioni Dal Basso

Iniziamo da
IL DIARIO TRADITO
Ovvero il diario delle riprese del documentario.

Le sensazioni provate durante gli incontri con Antonio Bacciocchi, Cristina Donà, Mauro Ermanno Giovanardi, Marcello Maloberti, Lilith-rita Oberti, Ermanno Pea, Massimo Pirotta, Davide S. Sapienza, Sandro Sardella.
E la trasformazione del timore in energia.
Proprio quell'energia che ora serve per portare a casa un altro bel risultato!

Per sceglierlo come ricompensa (da solo oppure insieme al DVD o chiavetta USB) e sostenere il progetto ecco il link:

https://www.produzionidalbasso.com/project/crowdfunding-se-il-cielo-e-tradito-la-storia-di-claudio-galuzzi/

"Avete presente quella sensazione di conoscere da una vita una persona appena incontrata? Ecco, è questo che mi è capitato appena ho stretto la mano di Ermanno.
In pochi minuti la casa di Luca (sede del set) è diventata la nostra casa. E a casa ci si sente liberi, a proprio agio. Così l’intervista diventa una lunga, lunghissima, conversazione intima. Con i ricordi che pian piano riemergono. Nella stanza è come vedere la proiezione del film di quel periodo. Che in fondo è quello che sto faticosamente cercando di fare.
"
(tratto IL DIARIO TRADITO, incontro con Ermanno Pea del 23 febbraio 2019)


p.s.
a giugno, passeggiando per le vie di Dozza insieme a Milena, ho incontrato "la pianura dentro" in questa opera di Alberto Zamboni (Le radici del pensiero).
​Perché l'opera di Claudio Galuzzi, evidentemente, non può morire mai.
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In viaggio

19/7/2022

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Spesso, quasi sempre, si parte sperando di arrivare prima possibile.
A volte invece no.

E finisce che nelle lunghe code in autostrada ti senti come a un concerto con migliaia, milioni, di spettatori. Che poi non sia musica ma bestemmie corali è secondario!

Poi magari succede che osservi abbracci (si, ancora si usano) liberatori di amiche ritrovate,
oppure rimani stupito quando la signora del B&B in Abruzzo ti dice di essere russa.
E con ironia sottile subito chiedi come gestire il condizionatore.
"Russa di dove?", chiediamo. "Siberia, un tempo vivevo a -42, adesso a +42". Sorride sempre, ed è bello quando si è circondati di sorrisi sinceri.

Se sei di passaggio in un posto devi mangiare il cibo del posto, e tra arrosticini e salsicce di pecora le 7 ore di viaggio diventano un lontano ricordo.

Poi se decidi di proseguire sull'Adriatica, forse perdi tempo e soldi, ma trovi un paesaggio assurdo, a tratti strabiliante.
Ma probabilmente lo vedi solo se non hai l'occhio fisso sulla destinazione.

Insomma, che cosa voglio dire?

Non
lo
so.
​
Forse solo che mi piace viaggiare piano, perché tra la partenza e l'arrivo c'è un fiume di vita che è un peccato perdersi!
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A Torino

28/5/2022

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Un anno fa lavoravo alla prima proiezione di questo progetto con due inseparabili partner: ansia ed entusiasmo!

Oggi annuncio la prima proiezione fuori dalla Lombardia e questo ha un valore enorme, perché la storia di Claudio non può avere un recinto geografico.

Torno a Torino.
Città che è sempre stata presente nella mia vita.
La prima volta che l'ho vista ho sentito subito odore di casa.

Era presente quando attendevo, sempre con ansia ed entusiasmo, lo zio che portava il vento del nord. Che tanti anni dopo mi ha svelato i segreti della città, e anche i suoi, che ora sono solo miei (ma questa la capiranno in pochi)

Poi sono diventato un ometto, e grazie a Ernesto (che non credo di aver mai ringraziato abbastanza) arrivo all'Archivio Cinematografico della Resistenza. insieme a Gianfranco, che Torino ancora ricorda 😄
Con Milena abbiamo vissuto la città durante le Olimpiadi: a chi non è mai capitato di andare al cinema all'alba?
E quando si torna a Torino ci si sente sempre e comunque a casa.

Dunque, torno a Torino.
Grazie a Laura, che più di altri può capire perché la storia di Claudio Galuzzi sia da raccontare ovunque.

A Torino.
"Il primo posto dove io sono possibile"
Se il cielo è tradito.

con
Antonio Bacciocchi, Cristina Donà, Mauro Ermanno Giovanardi, Marcello Maloberti, Lilith-rita Oberti, Ermanno Pea, Massimo Pirotta, Davide S. Sapienza, Sandro Sardella
E con la Pianura Dentro.

Vi aspetto giovedì 16 giugno alle h 19,30 al Circolo degli Artisti di Torino (via San Maurizio 6)

A Torino!
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Diario di un condannato

2/5/2022

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Mancano ancora tre giorni.

Nella stanza ci sono un letto, una scrivania senza cassetti, un foglio e una penna biro blu che non scrive da almeno due anni. Ogni settimana riesco ad avere un quaderno ma nessuno si è mai preoccupato di portarmi un'altra biro blu. Quindi passo il tempo a strappare i fogli per poi metterli a terra e coprire questo orrendo pavimento.
Mi piace il bianco.
Ogni settimana lo stesso stronzo che mi porta il quaderno cancella in un attimo quei miei giorni di lavoro puntiglioso. Solo una volta ho provato a fermarlo. Ancora ricordo il calore iniziale che avvolse il mio corpo quando il suo stivale mi venne incontro, sul petto.
Avrei potuto scrivere ogni secondo di questi venticinque anni. Con i soldi del libro si sarebbe arricchito mio figlio.
 
L'inizio è stato divertente.
I primi tre anni sono volati via tra scazzottate e barzellette, tra partite a calcetto e inculate.
Poi hanno allontanato tutti i miei compagni.
Forse sono stati loro a chiederlo.
O forse era già tutto deciso prima che arrivassi qui.
Era scritto come questo foglio.
Dovevo finire in questo mare di anime indemoniate e provare la solitudine.
Anche qui.
 
Ricordo come fosse ieri il giorno in cui mi sono venuti a prendere, nella notte.
Dormivo.
La radio accesa.
Hanno aperto la porta a calci.
Speravano di trovarmi con un fucile in mano per poter dire
“lo abbiamo dovuto uccidere, era armato!”
Invece mi ero appena fatto una sega, addormentandomi subito dopo.
Non ricordo le loro parole, ma ricordo sempre il calore delle botte.
Io al calore associo solo botte.
 
Non sono mai stato al mare.
Era lontano da casa e servivano troppi soldi per arrivarci. Ma ci sarei andato “uno di questi giorni” con la mia prima macchina, appena comprata. Avevo pure la patente, falsa.
Mi hanno arrestato prima che potessi comprare il costume.
In quel periodo ero talmente preso dal nuovo lavoro da scordare di essere ricercato. Mi capitava spesso a dire il vero.
Una volta scesi in piazza senza rendermi conto delle pattuglie di passaggio. Naturalmente nemmeno loro si accorsero della mia presenza.
Mi andava sempre bene.
E spesso ingenuamente mi sentivo un uomo normale. O meglio: cercavo nella quotidianità un pretesto per sentirmi prima normale, poi perseguitato.
 
E adesso sono qui, cerco di trattenere le lacrime. Il solo pensiero mi uccide, una paura mai provata.
La mia vita è passata.
Qui.
E non la immagino altrove.
Non saprei come comportarmi in quel nulla infinito che ora mi aspetta.
In questi anni non ho mai pensato a questo passo.
Ma ormai mancano solo due giorni e questi 25 anni saranno passati.
Cancellati via.
Per sempre.
 

Mancano due giorni.
                              Manca un giorno.
                                                         Eccolo.
                                                                     Piove.
                                                   Sono libero.
                                       Addio.

di Gregory Fusaro
testo tratto dalla raccolta di racconti UNGHIE
(2017, collettivo Underground?, Edizioni Underground?)

Maggiori info al link: 
https://www.edizioniunderground.it/collettivounderground

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Ci abbracciamo

12/7/2021

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​È solo calcio.
Ma forse anche qualcosa di più. 

Vialli e Mancini mi hanno regalato la prima delusione calcistica, nel 1990/1991, vincendo uno scudetto (strameritato) contro la mia Inter.



​
Eppure li ho sempre adorati.

E tifai per quella Sampdoria a Wembley nel 1992.
Perché era una squadra troppo bella. 
Poi Mancio è diventato mio eroe neroazzurro, ma questa è un'altra storia! 

In questo abbraccio c'è una storia che va oltre il calcio, è pieno di vita. 
E non ho mai esultato così tanto per la Nazionale!

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2 giugno 1981

1/6/2021

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Mi alzo al mattino con una nuova
Illusione, prendo il centonove per la rivoluzione
E sono soddisfatto un poco saggio un poco matto
Penso che fra vent'anni finiranno i miei affanni
Ma ci ripenso però mi guardo intorno per un po'
E mi accorgo che son solo
In fondo è bella però è la mia età e io ci sto
Si dice che in America tutto è ricco, tutto è nuovo
Puoi salire in teleferica
Su un grattacielo e farti un uovo
Io cerco il rock'n'roll al bar e nei metrò
Cerco una bandiera diversa senza sangue sempre tersa
Ma ci ripenso però, mi guardo intorno per un po'
E mi accorgo che son solo
In fondo è bello però, è il mio paese e io ci sto
Mi dicono alla radio, statti calmo, statti buono
Non esser scalmanato, stai tranquillo e fatti uomo
Ma io con la mia guerra voglio andare sempre avanti
E costi quel che costi, la vincerò non ci son santi
Ma ci ripenso però, mi guardo intorno per un po'
E mi accorgo che son solo
Ma in fondo è bella però è la mia guerra e io ci sto
Cerco una donna che sia la meglio
Che mi sorrida al mio risveglio
E che sia bella come il sole d'agosto
Intelligente si sa
Ma in fondo è bella però
È la mia donna e io ci sto
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18 maggio 2021

20/5/2021

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Vivere non è difficile potendo poi rinascere
Cambierei molte cose un po' di leggerezza e di stupidità
Fingere, tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me
Mi dai sempre ragione e avrei voglia di dirti
Che è meglio che sto solo

Ma l'animale che mi porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caffè
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l'animale che mi porto dentro vuole te

Dentro ho segni di fuoco è l'acqua che li spegne
Se vuoi farli bruciare tu lasciali nell'aria
Oppure sulla terra

Ma l'animale che mi porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caffè
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l'animale che mi porto dentro vuole te

L'ANIMALE
Franco Battiato

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Se il cielo è tradito

14/11/2020

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La mia giornata

18/7/2020

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Adesso “vi racconterò la mia giornata
tale e quale a come io l'ho passata
”

Da casa alla stazione una lunga e piacevole chiacchierata col tassista, che racconta del ristorante che aveva vicino Pavia ma che non è riuscito a mantenere dopo la morte dei genitori. E allora via in strada verso una nuova vita, a raccontare e ascoltare storie. A fine corsa mi regala una caramella della pasticceria dello zio 85enne. Che vuole morire facendo dolci.

Le mascherine nascondono tutto, tranne gli occhi. Così la receptionist dell'hotel prova a riconoscere chi la saluta. Compreso noi.
“Ci siamo già visti anni fa, vero?”

A pranzo il cameriere si sofferma sulla carta di credito. È falsa? È scaduta?
No, peggio: abbiamo lo stesso nome! Siamo increduli. Dopo quasi 40 anni posso vendicarmi e chiederlo pure io:
“come mai ti chiami Gregory?”

Il primo bagno dell'anno purifica. È il battesimo che rifaccio sempre volentieri. Quest'anno poi di più, anche se l'acqua è fredda, anche se tira vento, anche se non si suda troppo sotto il sole.
Non vedevo il mare dall'anno scorso, sembra una vita fa.
Forse lo è.

Arriva la cena.
E al mare è sempre tutto più buono.
Il cameriere mi guarda e mi chiede se voglio l'Amaro del Capo. Soddisfazioni, ma declino e gli chiedo un liquore della zona (Liguria).
Ora è notte e si sentono solo i gabbiani fare un gran casino.

“Mi lavo i denti, mi metto in mutande
E penso che questa vita
Sia solo, una gran buffonata
”
Ma tutto sommato divertente 
​☺️
p.s. i virgolettati sono tratti da testi di Appino
p.p.s. anni fa scattai una foto simile a questa, in Calabria. Due gocce d'acqua.


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Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.


(Vincenzo Cardarelli)

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I lati positivi (seconda parte)

4/5/2020

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Ognuno vive questo periodo a suo modo. 
Io mi sono divertito a unire le sensazioni, giorno dopo giorno, dalle prime raccomandazioni ai veri e propri divieti di uscire. 

​Limitandomi a osservare e vivere. ​
Ecco la seconda parte della mia personale rubrica "I lati positivi"

Guardiamo i lati positivi (Cap XV)

Troppo facili le foto ai piatti pieni e belli!
L'immagine perfetta del piatto è quella più brutta da vedere.
Vuoto, leggermente sporco.
Vissuto!

"Sono il vuoto, non sono diverso dal vuoto,
​né il vuoto è diverso da me; in realtà il vuoto sono io
"
(Jack Kerouac)
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Guardiamo i lati positivi (Cap XVI)

Sabato sera a casa, che fare?
Guardare un film mai visto ad esempio?
No!

Rivediamo Aprile, che per qualche insana ragione mette buon umore! 🙄

"Muscoli! Così non ti vengono quelle spallucce vittimiste dei tennisti italiani, che perdono sempre per colpa dell'arbitro, del vento, della sfortuna, del net... sempre per colpa di qualcuno, mai per colpa loro!"
(Nanni)

Guardiamo i lati positivi (Cap XVII)

Da qualche giorno girano in rete fake news
(e a ruota stupidi post acchiappa like...)
sul disimpegno di associazioni
come EMERGENCY e Medici Senza Frontiere.

Abbiamo i mezzi per informarci e verificare, quindi prima di condividere cazzate meglio fare un giro sui siti dei diretti interessati
(che nel caso specifico stanno dando aiuti enormi contro il Covid-19)

Ecco, in tutto questo gran casino, per me
​Emergency resta un punto di riferimento.
Il buon esempio.

"L'importante è capire fino in fondo che se ci sono persone che hanno bisogno di essere curate questo vada fatto"
(Gino Strada)
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Guardiamo i lati positivi (Cap XVIII)

"ascolta, dato che di partire qui non se ne parla, portami tu un po' di regioni, uniamolo questo paese!"

Ed ecco il risultato!
(estrema curiosità per quell'Aglianico Terre di Cosenza!)

"Camminare con quel contadino
che forse fa la stessa mia strada,
parlare dell'uva, parlare del vino
che ancora è un lusso per lui che lo fa
"
(Rino)
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Guardiamo i lati positivi (Cap XIX)

Oggi è il compleanno di Milena
ma sono giustificato se non le ho comprato il regalo!

Vorrà dire che passeremo il tempo a guardare vecchie foto.

Oppure ad ascoltare finalmente le registrazioni del suono del mare che faccio ogni anno da quando mi hai chiesto di portarcelo a Milano.

​Che può sempre servire nei momenti difficili.
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Guardiamo i lati positivi (Cap XX)

Mi manca girare a zonzo per le vie di Milano, mi mancano le presentazioni, gli eventi, il contatto con i "miei" autori
​e il collettivo UNDERGROUND?

Ma non avevo mai letto Montale col sole in faccia sulla "ringhiera", sorseggiando un buon vino e spiando i (limitati) movimenti dei vicini. 😂

E in fondo nemmeno il violento e costante soffritto dei filippini del piano di sotto mi turba troppo!

In un silenzio surreale, ma a suo modo interessante.
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Guardiamo i lati positivi (Cap XXI)

Oggi il sole è caldo.
E mette buon umore, nonostante tutto.

Non ho voglia di leggere i tuttòlogi di economia,
vi preferisco quando spiegate come fare un piatto tipico di una regione
​in cui non siete mai stati!

Meglio osservare i piccioni che ormai dominano indisturbati la città, oppure le farfalle.
Spuntano pure loro adesso.

"Di dove i colori gentili delle farfalle, e la loro abilità al volo?
Sono figlie di una mosca e di un fiore
"
(Primo Levi)
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Guardiamo i lati positivi (Cap XXII)

Anche se si è serenamente atei, in fondo questo Cristo ci è simpatico (come quando giudica la sua generazione, ad esempio).

E questi giorni sono inevitabilmente, per tutti, associati alla convivialità.
Per noi terroni anche al viaggio, al ritorno al Sud.

Una delle ultime belle uscite prima dei domiciliari
collettivi risale al solito 11 gennaio.
Quando in piazza Duomo ci si ritrova ogni anno
per ricordare De André:
"Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te
"

Non sono giorni sempre facili,
ma con Faber, Guccini, vino e pesce, si raddrizza sempre tutto.

E anche questi cortili milanesi ormai da tempo sono una mia casa.
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Guardiamo i lati positivi (Cap XXIII)

“Vorrei che fosse stupendo e irrinunciabile come un 25 aprile”

E come ogni anno è necessario mettere una linea sempre più netta
tra noi e i fascisti.
Che ci sono sempre stati e sempre ci saranno,
seppur con forme e nomi diversi.
Seppur ridicoli come quelli di oggi.

Anche se chiusi in casa (non usciremo no, ma le parole di Mentana le condivido totalmente) rivendichiamola questa preziosa diversità.

Anche su web, chi riesce (non me ne vogliate ma le iniziative virtuali su questa data mi attirano molto poco, io aspetto con pazienza di tornare al 25 aprile urlato, sudato, vissuto).

Si avvicina il 25 aprile, nonostante tutto.
​
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Guardiamo i lati positivi (Cap XXIV)

25 aprile.
Questa data è un valore.

E tra i tantissimi anziani morti in questo tremendo periodo
c'è anche la memoria di quegli anni.
Abbiamo il dovere di preservarla e tramandarla.
Siamo tutti coinvolti.

È una sofferenza non poterci ritrovare in strada.
In un corteo dove sai di incontrare sempre amici.

Ma questa data non verrà mai strappata dal calendario.
Né da un virus, né dall'idiota di turno.

"I partigiani sono le migliori persone che abbiamo avuto. Finché non torneranno donne e uomini come loro, sarà difficile che il 25 aprile festeggeremo qualcos'altro"

Buon 25 aprile.
A tutti, anche a quelli che non sanno ancora dire grazie.
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Guardiamo i lati positivi (Cap XXV)

In questi difficili giorni arriva una buona notizia:
​un ragazzino permaloso mi ha bloccato su Twitter!

“Io mi dico: è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati
”
😂

Guardiamo i lati positivi (Cap XXVI)

Lavoro.
Sia da dipendente che da “imprenditore”.
E sono consapevole di essere fortunato.

Con la casa editrice cerchiamo di tenere un occhio aperto sul mondo intorno. E su quello che sarà.
Ad esempio ci è arrivato questo testo.
Maurizio che dici?
​Lo pubblichiamo?

"Basti ricordare le crisi commerciali, che nei loro ritorni periodici sempre più minacciosamente mettono in forse l'esistenza di tutta la società borghese. Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta una gran parte non solo dei prodotti già ottenuti, ma anche delle forze produttive che erano già state create. Nelle crisi scoppia un'epidemia sociale che in ogni altra epoca sarebbe apparsa come un controsenso:
l'epidemia della sovrapproduzione.
La società si trova improvvisamente ricacciata in uno stato di momentanea barbarie; una carestia, una guerra generale di sterminio sembrano averle tolto tutti i mezzi di sussistenza; l'industria, il commercio sembrano annientati, e perché?
Perché la società possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio
”

Buon Primo Maggio.

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Foto di Lewis W. Hine (Ragazzi in una miniera di Carbone in Pennsylvania, 1911)
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I lati positivi (prima parte)

17/3/2020

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Ognuno vive questo periodo a suo modo. 
Io mi sono divertito a unire le sensazioni, giorno dopo giorno, dalle prime raccomandazioni ai veri e propri divieti di uscire. 

​Limitandomi a osservare e vivere. 

CAP I
Nelle ore di “coprifuoco” ora si sta tutti insieme a casa a parlare amabilmente, a sfogliare album fotografici, a guardare un film in tv insieme, a leggere un buon libro, a fare l’ammmore.
Oppure a scartare un altro pacco.
Scaffali vuoti, non ci avete mai fatto paura, sappiatelo!
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CAP II
A Milano alle fermate dei mezzi pubblici non ci sono più
i testimoni di Geova
​a ricordarci che moriremo tutti.
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CAP III
Anche oggi Milano dormicchia.
E posso intervistare indisturbato
in un parco silenzioso
​Massimo Pirotta, per il mio nuovo documentario in arrivo!
E no, non gli ho chiesto nulla "di quella volta con Kurt Cobain"
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CAP IV 
Oggi interessa più il campionato che il coronavirus.
E in fondo è giusto così.
Ma se Elio Germano vince l’Orso d’Argento come miglior attore alla Berlinale2020 per «Volevo Nascondermi» di Giorgio Diritti,
il mondo torna a essere un buon posto per qualche ora, dai 
​
P. S. Fatecelo vedere questo film però...
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CAP V
Migliaia di lavoratori continuano ad andare a lavorare ogni giorno,
perché fermarsi è inutile.
​Spesso dannoso.
E si fanno sforzi, sacrifici.
Ma siamo decisamente meno del solito
e per il sesto giorno lavorativo di fila
​non arrivo in ritardo in ufficio.
Record!
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CAP VI
I locali sono chiusi o deserti e capita di incrociare
​famosi personaggi del mondo dello spettacolo!
Facciamo un selfie?
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CAP VII
"Io non ho paura di niente.
Solo un po' di me.
E di quello che dice la gente"

È stata una settimana complicata.
A cercare di mandare avanti le baracche,
col difficile compito di tenere alto l'umore tuo
e del mondo intorno, a cercare di
non farsi travolgere dalle paure altrui.
In mezzo a chi la pensa come te, a chi soffre,
a chi non la pensa come te, a chi vuole soffrire,
a chi ha capito che non bastano i corsi motivazionali,
a chi ha paura, a chi non vuole fermarsi,
a chi si rende conto che in fondo non siamo così forti.
In mezzo a chi, forse, ha capito per la prima volta
​cosa vuol dire non essere accolti.

​Qualche premio è meritato direi!
E poi la nutella non la mangia solo quel coglione!
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CAP VIII
Milano.
Il tramonto e la luna in Darsena non ce li leva nessuno.
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CAP IX
È sempre più complesso, ma ci proviamo!
Non riesco ad arrabbiarmi del tutto con chi stanotte
ha dato prova di immaturità.

Se hai paura a volte scappi, lo dovremmo sapere.

E naturalmente nemmeno con chi in questi giorni è uscito
(non c'era alcun divieto in merito e molti,
​tra cui il sottoscritto, uscivano perlopiù per lavoro).
Non era certo vietata una passeggiata dopo giorni chiusi in casa.
Questo paese è nostro figlio, è il nostro specchio riflesso.
Giudichiamolo e critichiamolo, ma è opera nostra.

​Nel bene e nel dramma.
​
E senza troppa retorica,
noi ora ci mangiamo linguine e polipetti,
​che altrimenti si fa fredda!
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CAP X
Lavoriamo quasi tutti da casa oggi.
Dimensione nuova per chi è abituato a trotterellare in città!
Ogni tanto ci si affaccia dal balcone
a spiare i cortili dei vicini, e inizia il film...
​
<<E il vecchio diceva, guardando lontano:
“Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell’uomo e delle stagioni…”
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”
>>
(Francesco Guccini)
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CAP XI
Per anni ho invocato il “buon esempio” da seguire.
Ora probabilmente tutti noi dobbiamo dare il buon esempio.

Stiamo in casa, facciamo il nostro dovere
e cerchiamo le cose belle intorno a noi.
Ne abbiamo dai!

E non rompete se per fare la spesa
o andare in farmacia passo da qua
(credo di non essermi mai fatto un selfie qui
​in 14 anni di passaggi quasi quotidiani
)!
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CAP XII
Situazione straordinaria, di sofferenza per tanti.
Per moltissimi lavoratori è faticoso il presente
e sarà ancora più duro il futuro.
Non tutti erano pronti a un'emergenza di questo tipo, però...io ho la fortuna di lavorare in un'azienda seria, Altroconsumo,
che da subito ci ha messo in sicurezza e nelle condizioni di lavorare in smartworking senza che nessuno glielo imponesse.
Ed è una grande fortuna, perché penso ai lavoratori costretti
a lavorare fuori, a prendere ferie o congedi o peggio ancora che si ritrovano in cassa integrazione o disoccupati.

​Ci sarà sicuramente il tempo per mettere in chiaro
quello che i decreti (e altri...)
non hanno fatto per la tutela dei lavoratori.

​Intanto io che in un'azienda seria ci lavoro
lo dico senza problemi, e la ringrazio pure qui!
Lavorare da casa in fondo un po' ci inizia pure
a piacere, ma sarò felice il giorno che rimetterò
​piede nel solito tranquillo caos quotidiano
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foto di Giuseppe Gioia

CAP XIII
Scopriamo il silenzio.
Ascoltando meglio i vicini ad esempio.
Ma non origliando per farsi i cazzi loro, come si fa solitamente! 
Ascoltarli, per conoscerli davvero.

Come si chiama il bimbo che piange sempre alla stessa ora?
E non mi dà fastidio, giuro.

Da quale finestra esattamente arriva il suono del violino?
Cosa stai leggendo ad alta voce?
Fammi capire meglio le parole.

Cosa cucini di buono stasera?
Non mettere troppo curry stavolta!

Con chi parli sempre al telefono?

Cosa guarda stasera il vecchietto col mega schermo?
​Anche lui al venerdì Propaganda Live?
​
Però domani se ci incrociamo salutiamoci dai!
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CAP XIV
Quando hai più tempo libero, ritrovi poesie.
​
"Dopo la guerra c'era una voglia di ballare che faceva luce"
Francesco Guccini
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vignetta di MAKKOX 

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Certe cose

21/11/2019

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​Viaggiare è
camminare
verso l'orizzonte, 
incontrare l'altro,
conoscere, scoprire 
e tornare più ricchi
di quando si era iniziato
il cammino.
(Luis Sepúlveda)

Partimmo davvero.
Partimmo per quel lungo viaggio che è la storia di Claudio.
Io e Luca da Milano, Elena e Samuele da Casalpusterlengo.

Inizialmente queste riprese mi parevano piuttosto complicate, ma quando arrivammo a destinazione tutto  iniziò a schiarirsi.
Davide ci accolse con grande gentilezza e mise subito in chiaro le cose: “Vi porto in un posto bellissimo per la mia intervista. Ha un senso. Capirete”
Ci portò lassù, dove le parole non servono. Nemmeno un'immagine a volte serve. Certe cose vanno viste con i propri occhi e quel momento resterà unico. Non si potrà più riprodurre. Stop.

Davide sa cosa raccontare e sa come farlo. Per quaranta minuti non facemmo altro che ascoltare. Custodirò (e presto condividerò con tutti) un suo regalo: la lettura di un testo di Claudio a lui caro, in un luogo speciale.

Ma ci siamo dilungati troppo e Cristina aspetta da mezz'ora alla baita! Lo sguardo con cui ci accoglie parla da sé: “Va bene, siete perdonati!”
Allestiamo rapidamente il set per l’intervista, il clima è familiare. La tensione per il lavoro pian piano diminuisce e ci prepariamo, inconsapevolmente, a passare circa quattro ore assieme!
L’intervista diventa semplice per me, basta poco per spiegare il senso di questo progetto. Cristina ha tanto da dire, sia su Claudio che sugli altri temi trattati. Ci racconta del suo passato, ci legge dei brani e quella chitarra vicino lascia solo immaginare cosa sta per succedere. Mentre esegue solo per noi Piccola Faccia tratteniamo tutti a stento l’emozione. È un altro regalo che proprio non ci aspettavamo.

Poi andiamo a mangiare tutti insieme, anche con il piccolo Leo, interista ovviamente!

Cibo e vino ci avvicinano ulteriormente. Le distanze di qualche ora prima sono un lontano ricordo. Merito di Cristina, di Davide, della loro splendida accoglienza. Merito delle montagne intorno, che ci hanno protetto tutto il tempo. Invitarci lassù è stato il loro modo di volerci dire che certe cose vanno raccontate nei posti giusti. 

Lassù, attraverso le terre del suono.
 
Tutto è nato quel giorno di aprile, e sarà bello ritrovarsi tutti a presentare un libro che in fondo anticipa tante altre tappe di questo viaggio.
Ci saremo tutti, e ci sarà anche Manuel. Che forse non lo sa, ma è tra quelli che mi ha insegnato a non aver mai paura di prendere posizione, anche nel mondo artistico.

Un anno e mezzo fa siamo partiti per un viaggio alla scoperta di Claudio.

Quello che sta accadendo è la logica, splendida, conseguenza.
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Cut-up Estivo

2/9/2019

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"La commedia all'italiana è finita, quando i registi hanno smesso di prendere l'autobus" diceva Monicelli. 
Il viaggio che un mese fa mi ha portato da Milano a Cosenza potrebbe essere un suo film! 
Salito sul tram, sudato e già incazzato per i vari ritardi, resto in piedi. Un signore di mezza età mi fissa e sorride. Mi giro dall'altra parte.
Al capolinea del 3 mi avvicino alla porta, alza la mano e chiede: "scusa, posso farti una domanda?" Acconsento, con qualche sudore in meno. 
"Di dove sei?"
"Calabria", rispondo. 
Ride. "Si vede!" 
Sorrido pure io. 
"E somigli a mio amico pure calabrese. Poi una mia cugina è sposata pure con calabrese"
"E tu?"
"Io vengo dal Marocco, ma mi piace tanto la Calabria". 
Ci auguriamo buona giornata, poi riprendo la corsa verso la stazione. 
FrecciaRossa Milano-Napoli. 
Offrono colazione e quotidiano. 
Dopo la fermata di Roma ripassano per servire chi è appena salito, e mi chiedono: "Boarding Rome?" (io con l'inglese litigo, ma lui… 🙄). Vai a capire a che nazione mi può avere associato…
Regionale Napoli-Cosenza. 
Partito in ritardo, può succedere. 
A Salerno una ragazza si sente male e viene giustamente soccorsa. 
Dopo essere ripartiti il capotreno ferma tutto: la ragazza è scappata dall'ambulanza e la cercano in treno! Meno frequente, ma tuttavia può succedere anche questo!
Per concludere, un simpatico uomo piuttosto ben piazzato gira per i vagoni con un sacchetto vuoto e denuncia un furto...di mozzarelle. Due chili!
Non dovrebbe succedere, ma se succede fa ridere un sacco, garantisco. 
Il tutto mentre parlo con una giovane coppia vicina al matrimonio. Vivono a Monza, adorano Milano, ma quando tornano al Sud… 
Ecco, ad esempio anche a me piace il Sud. 
Ma anche il Nord. 
E tutto ciò che di bello e, a volte, ingenuo l'umanità possa regalare. 
Nel bene e nel male.
"Se mai qualcuno capirà, sarà senz'altro un altro come me" 

La Calabria è immagine:
Il canto ininterrotto delle cicale. 
Giovani artisti, speranza per una vera svolta. 
Le case vuote dei centri storici.
Giovani attivisti. 
Il canto popolare.
Razzisti, ma è inutile sforzarsi di essere cattivi: a ogni ospite, gradito o meno, farete sempre assaggiare il caciocavallo fresco o la salsiccia casereccia. 
Anziani che ti spiano. 
Bambini che ci guardano. 
Montagne, difficile associarle a questa Terra, eppure ci sono. 
Bagni al tramonto. 
Gatti tra le vie dei quartieri, randagi ma non troppo. Mucche nei laghi. Gufi che attraversano la strada. Gabbiani che prendono il sole. 
Voci nelle strade. 
Meduse. 
Il peperoncino. 
Internet che spesso manca ma non ti manca. 
Fuochi d'artificio. 
Aperitivi alternativi su terrazze vista mare. 
Strade piene di buche (e bene o male le prendo tutte). 
Tanto mare, dove con un po' di fantasia vedi il tuo passato e il tuo futuro. E prima o poi oltre ai tramonti, aspetteremo anche l'alba. 
Immagine, come "una somma di passi, che arrivano a cento"

Tante cose ci sono ma non si vedono nitidamente. 
Come l'Etna in lontananza.
Come la gente che ha solo voglia di star bene.
Come i bambini che ci guardano mentre scoprono che spesso i desideri sono più belli delle conquiste.
Come Stromboli fumante.
Come il barbiere del paese che ti racconta la bellezza del suo lavoro.
Come la musica popolare.
Come questo mare (e ti chiedi come sia possibile che da tanta bellezza possa nascere altrettanta sofferenza).
Come chi prova a immortalare un tramonto perfetto.
Come una bandiera che, in fondo in fondo, non serve davvero a nulla. 
Come noi, che un po' ci divertiamo a osservare e raccontare, 
un po' cerchiamo parole acchiappa like, 
un po' evitiamo di diventare quel "mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura"
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Carola

18/7/2019

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​In ogni posto nuovo voglio sentirmi a Casa e dopo ogni viaggio raramente porto con me souvenir, ma ricordi.
 
Come a Stoccarda:
  • Il verde qui è un bel colore. È vita.
  • Le birre tedesche sono le più buone.
  • In Germania sanno raccontare il loro passato. Sanno confrontarsi con il loro passato. Non lo nascondono, nel bene, nel male.
  • Se porti una bottiglia di plastica vuota nel supermercato ti danno 25 centesimi. Perché se rispetti l'ambiente sei più ricco, a priori.
  • L'antifascismo e l'antinazismo ci sono e li respiri, li leggi sui muri. Per fortuna.
  • Non noti il tedesco. Non noti lo straniero.
  • Lo stinco è una complessa opera d'arte.
  • #SalviniScheiße suona bene tanto quanto #SalviniMerda
 
 
Se poi le edicole sono tappezzate dal volto di una ragazza tedesca, Carola, che ha saputo prendere una decisione, tutto è ancora più luminoso.
Magari darà coraggio ad altri. Mi piace leggerla così.
Lacio drom.
 
p.s.
Io in tedesco so dire solo "Ein Bier" eppure per certi messaggi non serve il traduttore.
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Ferramonti

17/5/2019

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Negli ultimi anni ho passato il 25 aprile in quella che è diventata la mia, splendida, città. 
La città Medaglia d'oro della Resistenza. 
La città che mi ha insegnato il valore della Resistenza. 
Ma quest'anno non ero a Milano.

Questo 25 aprile sono stato a Tarsia, in Calabria, in quello che fu uno dei più grandi campi di internamento aperto dai fascisti. E fu anche il primo ad essere liberato.

A dire il vero ha una storia particolare, lo storico ebreo inglese Jonathan Steinberg ha definito il campo di Ferramonti come "il più grande kibbutz del continente europeo".

Nessuno degli internati fu vittima di violenze. 
Non fu in alcun modo un campo di transito per i lager tedeschi. 
Era consentito professare la propria religione.

Il primo direttore, Paolo Salvatore, venne allontanato dal campo agli inizi del 1943 per un atteggiamento troppo permissivo nei confronti degli internati. 
Il frate cappuccino Lopinot aiutò tutti, senza distinzione di credo e religione (per tenere lontano i nazisti, issó una bandiera gialla nel campo, simbolo della presenza di malattie infettive). 
Anche il maresciallo del campo, Gaetano Marrari, viene ricordato dagli internati con grande affetto per la sua umanità.

Tra i prigionieri ci fu Moris Ergas, ebreo greco, che diventò poi uno dei più importanti produttori cinematografici ("Il generale della Rovere" di Roberto Rossellini con Vittorio De Sica, "Kapo" di Gillo Pontecorvo, "La parmigiana" di Antonio Pietrangeli, "Ragazzi di vita" di Pier Paolo Pasolini).

Ecco, ha senso essere passato da qui.

Questa regione, la mia Terra, potrebbe dare tanto.
Lo ha dimostrato anche durante la pagina più nera e cupa della nostra storia, mostrando un'umanità che dobbiamo rivendicare con orgoglio.

#PrendiamoPosizione
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25 aprile

18/4/2019

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Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

(Piero Calamandrei)

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Il terzo tempo

22/3/2019

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Esiste uno sport dove dopo la gara, rude, gli avversari si incontrano per bere e mangiare assieme. 
A volte anche con a seguito famiglie e tifosi.

Qualche anno fa partecipai a una strana iniziativa, mirata a rafforzare l'intesa del gruppo di lavoro. 
Una giornata di rugby, allenati da un ex-nazionale! 

Lo scetticismo iniziale sparì in pochi minuti, dato che non si trattava di una di quelle iniziative dove ti chiedono di urlare "SEI IL MIGLIORE!" o cazzate del genere.  
Niente di tutto questo, si trattava invece di un messaggio diverso: 
il successo te lo devi saper conquistare, sudare, con sofferenza se serve. 

Con lotta, sudore, fango e anche una spalla slogata (breve storia vera di chi gioca a rugby per la prima e, probabilmente, ultima volta)

E mi sono anche reso conto che di tanti colleghi non conoscevo nemmeno il nome. In una squadra non si dovrebbe mai essere estranei. 

Ma la cosa che più mi ha affascinato è stato il dopo partita. 
Tutti insieme a bere e mangiare senza ansia da competizione e da prestazione! 
Ricordo che da ragazzo dopo le partite di calcetto spesso si tornava a casa incazzati per aver perso, o per non aver fatto quel gol tanto sognato!

È il terzo tempo del rugby, che nel calcio forse non ci sarà mai. 

Perché oggi il calcio, e lo dico da grande tifoso, è più che mai lo specchio della società, che con la vera condivisione ha poco a che fare. 
Non si pensa alle imprese della propria squadra perché è più divertente irridere l'avversario, lo sconfitto.
Lo facciamo tutti, ammettiamolo senza ipocrisia.

E non lo facciamo solo allo stadio o al bar davanti a una partita, lo facciamo ovunque. 
Se l'unico modo per sentirci grandi è vedere più piccolo il mondo che ci circonda, stiamo consegnando alle nuove generazioni un mondo di merda. 
Stiamo diventando il cattivo esempio da non seguire.
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Under The Bridge?

1/2/2019

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​Al The Bridge ci passai la prima volta per caso. E nemmeno mi piacque troppo.

Al The Bridge c’era sempre caos, quel caos che rende bella una metropoli.

Al The Bridge ci sono tornato e c’era solo Livio. Sono rimasto.

Al The Bridge capitava di litigare con uno sconosciuto. Litigare per delle idee. È bello a volte.

Al The Bridge abbiamo spesso recitato e urlato Rabbia contro tutti, anche contro noi stessi.

Al The Bridge non c’è mai stata ipocrisia. Altrove si, al The Bridge mai.

Al The Bridge uscivi sempre con buoni propositi (da deludere puntualmente, ma pur sempre buoni erano).

Al The Bridge a volte mi sono andato a nascondere.
Al The Bridge spesso mi sono preso sul serio.
Al The Bridge c’era anche Emanuel Carnevali.
Al The Bridge c’era l’ossigeno buono di via Gola.
Al The Bridge ho incontrato Peppino Impastato negli occhi di un militante di radio Aut.

Al The Bridge forse non mi sono mai ubriacato.
Al The Bridge c’era buona musica.
Al The Bridge c’era l’ultimo Dio.
Al The Bridge spesso non mi sono preso sul serio.
Al The Bridge ho incontrato un militante di radio Aut.
Al The Bridge io e Milena facevamo sempre pace.
Al The Bridge mi sono spesso ritrovato.

Al The Bridge ci si sedeva attorno a un tavolo con sconosciuti a decidere come risolvere i problemi del nostro mondo debole e vecchio.

Al The Bridge ho parlato con Livio. Ho letto dei suoi demoni che sono diventati, spesso, i miei.

Al The Bridge non avevi mai paura del profondo silenzio che segue alle risate.

Al The Bridge non ci sono andato per mesi, ma sapevo che stava sempre lì ad aspettarmi.

Al The Bridge c’erano operai, lavoratori, poeti, clochard, matti. E tutti ti salutavano.

Al The Bridge sapevi di avere almeno una buona abitudine.
 
Al The Bridge c’è quello che non c’è.
E anche quello che non ho. 

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Primo

25/1/2019

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Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace

​Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

(Primo Levi)

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Santiago, Italia?

16/1/2019

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“Io sono arrivato, come esule, in un Paese che aveva fatto la guerra partigiana, difeso uno statuto dei lavoratori. Sono arrivato in un Paese che era molto simile a quello che sognava Allende in quel momento lì. Oggi viaggio per l’Italia e vedo che l’Italia assomiglia sempre di più al Cile, nelle cose peggiori del Cile…”


SANTIAGO, ITALIA parla di noi.
Nel bene e nel male, una buona abitudine del Maestro Moretti.

C'è una scena dove istintivamente ho messo una mano sul cuore: all'improvviso sul grande schermo compare Gian Maria Volontè, durante una manifestazione a sostegno del popolo cileno costretto a lasciare la propria Terra. 
Uno degli intervistati parla della sorpresa provata nel vedere quell'attore famoso in prima fila, commosso davanti alle loro storie. 

Per qualche secondo il volto e la voce di Volontè tolgono il fiato, è come essere insieme a lui e ai cileni.
​Pochi, preziosi, secondi che valgono oro.
Il film è intenso, consiglio a tutti gli esseri umani di guardarlo.

E l'attivismo di Volontè mi porta, ancora una volta, a riflettere. 
Pare che il set di “Giordano Bruno”, del 1973, fosse pieno di profughi cileni ai quali Volontè cercava di procurare lavori, anche come comparse: “Alcuni di loro interpretavano i cardinali dell’Inquisizione e durante le pause delle riprese vedevi questi sudamericani vestiti da prelati che leggevano ‘l’Unità’”. FONTE ALBERTO CRESPI

Ecco cosa vuol dire #PrenderePosizione: avere un ruolo nel mondo al di fuori del proprio, fare qualcosa di utile per la collettività. 
​
Vale per gli artisti, ma, soprattutto, per noi semplici cittadini. 



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11 gennaio 1999 - 11 gennaio 2019

11/1/2019

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Anche se il nostro maggio 
Ha fatto a meno del vostro coraggio 
Se la paura di guardare 
Vi ha fatto chinare il mento 
Se il fuoco ha risparmiato 
Le vostre Millecento 
Anche se voi vi credete assolti 
Siete lo stesso coinvolti
E se vi siete detti 
Non sta succedendo niente
Le fabbriche riapriranno
Arresteranno qualche studente 
Convinti che fosse un gioco 
A cui avremmo giocato poco 
Provate pure a credevi assolti 
Siete lo stesso coinvolti
Anche se avete chiuso 
Le vostre porte sul nostro muso 
La notte che le pantere 
Ci mordevano il sedere 
Lasciamoci in buonafede 
Massacrare sui marciapiedi 
Anche se ora ve ne fregate
Voi quella notte voi c'eravate
E se nei vostri quartieri 
Tutto è rimasto come ieri
Senza le barricate 
Senza feriti, senza granate
Se avete preso per buone 
Le "verità" della televisione 
Anche se allora vi siete assolti 
Siete lo stesso coinvolti
E se credete ora 
Che tutto sia come prima 
Perché avete votato ancora 
La sicurezza, la disciplina
Convinti di allontanare 
La paura di cambiare 
Verremo ancora alle vostre porte 
E grideremo ancora più forte 
Per quanto voi vi crediate assolti 
Siete per sempre coinvolti
Per quanto voi vi crediate assolti 
Siete per sempre coinvolti

(Fabrizio De Andrè)
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