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Al The Bridge ci passai la prima volta per caso. E nemmeno mi piacque troppo. Al The Bridge c’era sempre caos, quel caos che rende bella una metropoli. Al The Bridge ci sono tornato e c’era solo Livio. Sono rimasto. Al The Bridge capitava di litigare con uno sconosciuto. Litigare per delle idee. È bello a volte. Al The Bridge abbiamo spesso recitato e urlato Rabbia contro tutti, anche contro noi stessi. Al The Bridge non c’è mai stata ipocrisia. Altrove si, al The Bridge mai. Al The Bridge uscivi sempre con buoni propositi (da deludere puntualmente, ma pur sempre buoni erano). Al The Bridge a volte mi sono andato a nascondere. Al The Bridge spesso mi sono preso sul serio. Al The Bridge c’era anche Emanuel Carnevali. Al The Bridge c’era l’ossigeno buono di via Gola. Al The Bridge ho incontrato Peppino Impastato negli occhi di un militante di radio Aut. Al The Bridge forse non mi sono mai ubriacato. Al The Bridge c’era buona musica. Al The Bridge c’era l’ultimo Dio. Al The Bridge spesso non mi sono preso sul serio. Al The Bridge ho incontrato un militante di radio Aut. Al The Bridge io e Milena facevamo sempre pace. Al The Bridge mi sono spesso ritrovato. Al The Bridge ci si sedeva attorno a un tavolo con sconosciuti a decidere come risolvere i problemi del nostro mondo debole e vecchio. Al The Bridge ho parlato con Livio. Ho letto dei suoi demoni che sono diventati, spesso, i miei. Al The Bridge non avevi mai paura del profondo silenzio che segue alle risate. Al The Bridge non ci sono andato per mesi, ma sapevo che stava sempre lì ad aspettarmi. Al The Bridge c’erano operai, lavoratori, poeti, clochard, matti. E tutti ti salutavano. Al The Bridge sapevi di avere almeno una buona abitudine. Al The Bridge c’è quello che non c’è. E anche quello che non ho.
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Marzo 2024
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