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Negli ultimi anni ho passato il 25 aprile in quella che è diventata la mia, splendida, città. La città Medaglia d'oro della Resistenza. La città che mi ha insegnato il valore della Resistenza. Ma quest'anno non ero a Milano. Questo 25 aprile sono stato a Tarsia, in Calabria, in quello che fu uno dei più grandi campi di internamento aperto dai fascisti. E fu anche il primo ad essere liberato. A dire il vero ha una storia particolare, lo storico ebreo inglese Jonathan Steinberg ha definito il campo di Ferramonti come "il più grande kibbutz del continente europeo". Nessuno degli internati fu vittima di violenze. Non fu in alcun modo un campo di transito per i lager tedeschi. Era consentito professare la propria religione. Il primo direttore, Paolo Salvatore, venne allontanato dal campo agli inizi del 1943 per un atteggiamento troppo permissivo nei confronti degli internati. Il frate cappuccino Lopinot aiutò tutti, senza distinzione di credo e religione (per tenere lontano i nazisti, issó una bandiera gialla nel campo, simbolo della presenza di malattie infettive). Anche il maresciallo del campo, Gaetano Marrari, viene ricordato dagli internati con grande affetto per la sua umanità. Tra i prigionieri ci fu Moris Ergas, ebreo greco, che diventò poi uno dei più importanti produttori cinematografici ("Il generale della Rovere" di Roberto Rossellini con Vittorio De Sica, "Kapo" di Gillo Pontecorvo, "La parmigiana" di Antonio Pietrangeli, "Ragazzi di vita" di Pier Paolo Pasolini). Ecco, ha senso essere passato da qui. Questa regione, la mia Terra, potrebbe dare tanto. Lo ha dimostrato anche durante la pagina più nera e cupa della nostra storia, mostrando un'umanità che dobbiamo rivendicare con orgoglio. #PrendiamoPosizione
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Marzo 2024
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