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Mancano ancora tre giorni. Nella stanza ci sono un letto, una scrivania senza cassetti, un foglio e una penna biro blu che non scrive da almeno due anni. Ogni settimana riesco ad avere un quaderno ma nessuno si è mai preoccupato di portarmi un'altra biro blu. Quindi passo il tempo a strappare i fogli per poi metterli a terra e coprire questo orrendo pavimento. Mi piace il bianco. Ogni settimana lo stesso stronzo che mi porta il quaderno cancella in un attimo quei miei giorni di lavoro puntiglioso. Solo una volta ho provato a fermarlo. Ancora ricordo il calore iniziale che avvolse il mio corpo quando il suo stivale mi venne incontro, sul petto. Avrei potuto scrivere ogni secondo di questi venticinque anni. Con i soldi del libro si sarebbe arricchito mio figlio. L'inizio è stato divertente. I primi tre anni sono volati via tra scazzottate e barzellette, tra partite a calcetto e inculate. Poi hanno allontanato tutti i miei compagni. Forse sono stati loro a chiederlo. O forse era già tutto deciso prima che arrivassi qui. Era scritto come questo foglio. Dovevo finire in questo mare di anime indemoniate e provare la solitudine. Anche qui. Ricordo come fosse ieri il giorno in cui mi sono venuti a prendere, nella notte. Dormivo. La radio accesa. Hanno aperto la porta a calci. Speravano di trovarmi con un fucile in mano per poter dire “lo abbiamo dovuto uccidere, era armato!” Invece mi ero appena fatto una sega, addormentandomi subito dopo. Non ricordo le loro parole, ma ricordo sempre il calore delle botte. Io al calore associo solo botte. Non sono mai stato al mare. Era lontano da casa e servivano troppi soldi per arrivarci. Ma ci sarei andato “uno di questi giorni” con la mia prima macchina, appena comprata. Avevo pure la patente, falsa. Mi hanno arrestato prima che potessi comprare il costume. In quel periodo ero talmente preso dal nuovo lavoro da scordare di essere ricercato. Mi capitava spesso a dire il vero. Una volta scesi in piazza senza rendermi conto delle pattuglie di passaggio. Naturalmente nemmeno loro si accorsero della mia presenza. Mi andava sempre bene. E spesso ingenuamente mi sentivo un uomo normale. O meglio: cercavo nella quotidianità un pretesto per sentirmi prima normale, poi perseguitato. E adesso sono qui, cerco di trattenere le lacrime. Il solo pensiero mi uccide, una paura mai provata. La mia vita è passata. Qui. E non la immagino altrove. Non saprei come comportarmi in quel nulla infinito che ora mi aspetta. In questi anni non ho mai pensato a questo passo. Ma ormai mancano solo due giorni e questi 25 anni saranno passati. Cancellati via. Per sempre. Mancano due giorni. Manca un giorno. Eccolo. Piove. Sono libero. Addio. di Gregory Fusaro |
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Marzo 2024
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