|
|
Esiste uno sport dove dopo la gara, rude, gli avversari si incontrano per bere e mangiare assieme. A volte anche con a seguito famiglie e tifosi. Qualche anno fa partecipai a una strana iniziativa, mirata a rafforzare l'intesa del gruppo di lavoro. Una giornata di rugby, allenati da un ex-nazionale! Lo scetticismo iniziale sparì in pochi minuti, dato che non si trattava di una di quelle iniziative dove ti chiedono di urlare "SEI IL MIGLIORE!" o cazzate del genere. Niente di tutto questo, si trattava invece di un messaggio diverso: il successo te lo devi saper conquistare, sudare, con sofferenza se serve. Con lotta, sudore, fango e anche una spalla slogata (breve storia vera di chi gioca a rugby per la prima e, probabilmente, ultima volta) E mi sono anche reso conto che di tanti colleghi non conoscevo nemmeno il nome. In una squadra non si dovrebbe mai essere estranei. Ma la cosa che più mi ha affascinato è stato il dopo partita. Tutti insieme a bere e mangiare senza ansia da competizione e da prestazione! Ricordo che da ragazzo dopo le partite di calcetto spesso si tornava a casa incazzati per aver perso, o per non aver fatto quel gol tanto sognato! È il terzo tempo del rugby, che nel calcio forse non ci sarà mai. Perché oggi il calcio, e lo dico da grande tifoso, è più che mai lo specchio della società, che con la vera condivisione ha poco a che fare. Non si pensa alle imprese della propria squadra perché è più divertente irridere l'avversario, lo sconfitto. Lo facciamo tutti, ammettiamolo senza ipocrisia. E non lo facciamo solo allo stadio o al bar davanti a una partita, lo facciamo ovunque. Se l'unico modo per sentirci grandi è vedere più piccolo il mondo che ci circonda, stiamo consegnando alle nuove generazioni un mondo di merda. Stiamo diventando il cattivo esempio da non seguire.
0 Comments
Leave a Reply. |
Archivi
Marzo 2024
|